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Cucina Vegana - Vegetariana

a cura di
Linda Pizzuto




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Il pianto dell'agnello e il dolore del mondo
23/04/2011

In occasione della Pasqua e della crudele e infondata tradizione di uccidere gli agnelli, riporto un bel brano della scrittrice Susanna Tamaro.
"Per chi vive in campagna e ha lo sguardo abituato ad osservare ciò che succede nella realtà circostante, la Pasqua è quel momento in cui le gemme sui rami iniziano a ingrossarsi e i peschi e gli albicocchi schiudono i loro fiori. Le prime lucertole si svegliano e il loro fruscio si sente in prossimità dei muretti mentre le uova dei rospi ondeggiano tra le piante dei laghetti. Nel sottobosco spuntano le primule, le violette, i crochi, le pervinche e il mesto pigolio invernale degli uccelli si trasforma nella grande sinfonia che prelude al corteggiamento.
Il periodo che precede la Pasqua è il periodo in cui la vita si muove nuovamente verso la sua pienezza e, con questa sua forza oggi così poco compresa, spinge anche noi a rinnovarci, ad abbracciare con una nuova visione lo scorrere incerto della vita.
 Anche molti animali partecipano a questo rinnovamento.
La maggior parte dei capretti e degli agnelli nascono con la luna piena di febbraio e, dopo i primi giorni di timidezza trascorsi zampettando dietro l’ombra rassicurante della madre, si lanciano in corse scatenate con i coetanei del gregge. Chi non ha mai visto gli agnellini giocare, non avrà mai un’immagine chiara della gioia che può pervadere la vita. Si inseguono in gruppi, sterzano, cambiano direzione, saltellano sulle zampe anteriori e posteriori, se c’è un punto più alto nel pascolo, una roccia, un tronco abbattuto, un fontanile, fanno a gara a saltarvi sopra e questo per loro è il massimo divertimento, e poi di nuovo riprendono a rincorrersi, ogni tanto si affrontano e si caricano a testate, simulando l’età adulta. Poi le madri li richiamano, e allora è tutto un correre, un raggiungere con misteriosa abilità, tra la folla del gregge, la propria genitrice, uno spingere con testa, un vibrare di codine soddisfatte. Sul pascolo scende allora il tenero silenzio della poppata.
Ma poi un giorno, poco prima della Pasqua, mentre gli agnellini pan di spagna sorridono invitanti sui banchi dei supermercati, nelle campagne arrivano i furgoni e caricano i piccoli delle pecore e delle capre. La gioia se ne va dai pascoli e subentrano gli strazianti belati delle madri che per tre giorni corrono incredule da un lato all’altro chiamando a gran voce le loro creature con le mammelle gonfie di latte.
Poi, dopo tanta agitazione, sulle campagne scende il silenzio e i pascoli tornano ad essere delle distese brulle in cui i corvi zampettano tra le madri svuotate dal dolore. Intanto gli agnellini, avvolti nel cellophan, sono arrivati nei banconi dei supermercati: interi, a pezzi, o solo la testa, che pare sia una prelibatezza. Non posso non sussultare quando vedo, schiacciati dalla pellicola, quegli occhi opachi e quei dentini che già strappavano la prima erba.
L’altro giorno mi ha chiamato un’amica che lavora vicino al mattatoio. «Mi sono messa i tappi, ma non serve a niente. Vengono scaricati ogni giorno, a centinaia, e urlano con voci da bambini, disperate, rauche, in preda al terrore, ma, a parte me, nessuno sembra farci caso. In fondo ogni anno è così. È la vita, è la tradizione, è Pasqua e questo è il rumore della Pasqua».
Quanti orrori — e quanti errori — derivano da quest’immagine di Dio onnipotente.
Forse il pianto delle migliaia di agnelli immolati per routine consumistica in questi giorni non è che il pianto di tutti i milioni di vite innocenti che ogni giorno in modi diversi, da che mondo è mondo, vengono stritolate dal male.
E solo su quest’idea si può immaginare un mondo che non scricchioli più sotto il delirio dell’onnipotenza ma che si incammini nella costruzione di una vera umanità." 



Linda Pizzuto






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Lo zucchero raffinato e i dolcificanti naturali
13/04/2011

Lo zucchero bianco, che ogni giorno introduciamo nel nostro corpo direttamente o attraverso dolci, caramelle, bevande commerciali, conserve, liquori ecc., è il prodotto finale di una lunga trasformazione industriale che uccide e sottrae tutte le sostanze vitali e le vitamine presenti nella barbabietola o nella canna da zucchero che sono il punto di partenza per la produzione dello zucchero. Il fine è quello di renderlo più bello alla vista del consumatore: il colore bianco è migliore ed accattivante, inoltre anche il gusto dello zucchero non raffinato è diverso dalle abitudini del palato, alle quali la stragrande maggioranza dei consumatori fa riferimento.
Le sostanze zuccherine sono alimenti importantissimi della nostra dieta poiché rappresentano la fonte primaria per la produzione di energia che serve a far funzionare correttamente tutto il nostro organismo, incominciando dal cervello fino a finire con i muscoli e per questo motivo devono essere completi di tutto ciò che la Natura ha loro fornito per cedere al nostro corpo, durante il processo dell'assimilazione, la loro ricchezza. Ma lo zucchero bianco, così come viene attualmente prodotto, è una sostanza innaturale e dalle caratteristiche tossiche.
Il succo zuccherino proveniente dalla prima fase della lavorazione della barbabietola o della canna da zucchero, viene sottoposto a complesse trasformazioni industriali: prima viene depurato con latte di calce che provoca la perdita e la distruzione di sostanze organiche, proteine, enzimi e sali di calcio; poi, per eliminare la calce che è rimasta in eccesso, il succo zuccherino viene trattato con anidride carbonica. Il prodotto quindi subisce ancora un trattamento con acido solforoso per eliminare il colore scuro, successivamente viene sottoposto a cottura, raffreddamento, cristallizzazione e centrifugazione.
Si arriva così allo zucchero grezzo. Da qui si passa alla seconda fase di lavorazione: lo zucchero viene filtrato e decolorato con carbone animale e poi, per eliminare gli ultimi riflessi giallognoli, viene colorato con il colorante blu oltremare o con il blu indantrene (proveniente dal catrame e quindi cancerogeno). Il prodotto finale è una bianca sostanza cristallina che non ha più nulla a che fare con il ricco succo zuccherino di partenza e viene venduta al pubblico per zuccherare gran parte di ciò che mangiamo.
Una domanda che sorge spontanea è la seguente: quanti dei consumatori abituali di zucchero sono a conoscenza che stanno mangiando una miscela contenente calce, resine, ammoniaca, acidi vari e "tracce" di barbabietola da zucchero?
Che cosa è rimasto del primo succo scuro ricco di vitamine, sali minerali, enzimi, oligoelementi che avrebbero dato tutto il loro benefico apporto di vita, di energia e di salute? 
Nulla! Anzi, per poter essere assimilato e digerito, lo zucchero bianco ruba al nostro corpo vitamine e sali minerali (in particolare il Calcio e il Cromo) per ricostituire almeno in parte quell'armonia di elementi distrutta dalla raffinazione. E le conseguenze di tale processo digestivo sono terribili.
Il tossico zucchero bianco iper-raffinato, a livello intestinale provoca processi fermentativi con produzione di gas e tensione addominale, e l'alterazione della flora batterica con tutte le conseguenze che ciò comporta (coliti, stipsi, diarree, formazione e assorbimento di sostanze tossiche, ecc.). A tal proposito avrete certamente notato il fastidioso senso di gonfiore e pesantezza che si avverte dopo aver mangiato dolci elaborati, ricchi di zucchero.
Lo zucchero bianco ha una grossa influenza sia sul sistema nervoso che sul metabolismo, creando prima stimolazione poi depressione con conseguenti stati di irritabilità, falsa euforia, bisogno di prendere altro zucchero, ecc.. In realtà si crea una vera forma di dipendenza, come avviene con la droga o con la nicotina.
Ciò è causato dal rapido e violento assorbimento dello zucchero nel sangue che fa salire la cosiddetta glicemia. Di fronte a tale subitanea salita, il pancreas risponde immettendo insulina nel sangue e ciò provoca una brusca discesa del tasso glicemico detta "crisi ipoglicemica"caratterizzata da uno stato di malessere, sudorazione, irritabilità, aggressività, debolezza, bisogno di mangiare per sentirsi di nuovo su. La conseguenza di questa caduta degli zuccheri è l'immissione in circolo, da parte dell'organismo, di altri ormoni atti a far risalire la glicemia, tra cui l'adrenalina che è l'ormone dell'aggressività, della difesa, della tensione. Si può ben comprendere come questi continui "stress" ormonali con i loro risvolti psicofisici determinano un esaurimento delle energie con l'indebolimento di tutto l'organismo. Ciò è stato ampiamente verificato da studi condotti negli Stati Uniti dove la violenza e l'aggressività nei bambini, messe in relazione anche al tipo di dieta e ai cibi e zuccheri raffinati, hanno creato allarme e preoccupazione per tutte le conseguenze sociali che esse determinano.
A lungo andare uno dei sistemi più colpiti è proprio il sistema immunitario, poiché l'esaurimento delle forze e delle energie si traduce in una minore capacità di risposta alle aggressioni esterne e nella tendenza ad ammalarsi. Quando mangiamo 50 gr. di zucchero bianco, la capacità fagocitaria dei globuli bianchi si riduce del 76% e questa diminuzione del sistema di difesa dura circa 7 ore. 
Le gravi malattie che oggi affliggono l'umanità (cancro, AIDS, sclerosi, malattie autoimmuni, ecc.) nascono proprio da un indebolimento immunitario del quale lo zucchero bianco e l'alimentazione raffinata sono corresponsabili.
L'assenza dei substrati vitaminici e proteici, cagionata dall'attività di raffinazione, impone al nostro organismo la necessità di consumare i propri per la scissione dello zucchero; questo va a creare molecole di acido piruvico in sovrabbondanza, che acidificano il sangue; l'acidificazione forzata crea una condizione "tampone", per la quale l'organismo si mette a sottrarre calcio dalle fonti principali come denti ed ossa, nel tentativo di bloccare l'eccessivo metabolismo acido, per cui si perde per sempre il substrato principale delle ossa e dei denti, condannandolo all'osteoporosi. E' stato ampiamente verificato che le popolazioni non raggiunte dalla cosiddetta "civiltà bianca" non sono soggette a carie o altre malattie dei denti. Con l'arrivo dei bianchi e dei loro prodotti alimentari raffinati (zucchero, dolciumi, alcool, pane), gli aborigeni dell'Australia, i Maori della Nuova Zelanda, gli Indios del Perù e dell'Amazzonia, i Pellerossa del Nordamerica ecc. hanno anch'essi cominciato ad essere soggetti alle stesse malattie dei bianchi e a riempire gli ambulatori dentistici e medici dei loro "civilizzatori"; l'incidenza della carie, che prima era una malattia a loro del tutto sconosciuta, è arrivata a colpire fino al 100% degli individui di queste popolazioni.
I danni dello "squisito veleno" bianco sono tanti altri ancora e a tutti i livelli: per esempio circolatorio (con l'aumento di colesterolo e danni alle arterie),epatico, pancreatico (poiché l'organo che gestisce gli zuccheri è il pancreas), ponderale (con l'aumento di peso e l'obesità), cutaneo. 
Quasi tutte queste malattie potrebbero essere prevenute sostituendo lo zucchero bianco con quello vergine integrale di canna o con miele, sempre vergine integrale. Come sostituto dello zucchero bianco raffinato si può usare del fruttosio, del miele, della melassa e del "vero" zucchero di canna. Dico vero perché qualcuno e' arrivato a tostare leggermente lo zucchero bianco al fine di dargli una doratura che lo fa sembrare zucchero di canna. Si deve anche considerare che i due cucchiaini di zucchero nel caffè non fanno male a nessuno; lo zucchero diventa pericoloso quando se ne assume molto, per esempio prendendo un dessert dopo mangiato e così via. Pertanto si dovrebbe cercare innanzitutto di ridurne il consumo. Il consumo dello zucchero, in questi ultimi decenni e' andato aumentando in modo vertiginoso. Questo, purtroppo, ha causato l'abitudine al sapore dolce, un'abitudine altrettanto nociva di quella del fumo o dei superalcolici.
Vediamo quali sono i dolcificanti naturali.
Queste sostanze, di cui lo zucchero bianco viene privato nel processo di raffinazione industriale, permettono una miglior modulazione nell'assorbimento e quindi nei processi digestivi e metabolici. 
L'esigenza di 'edulcorare' resta comunque estranea alla natura dell'uomo la cui fisiologia mal sopporta i carichi di zuccheri introdotti con le più diffuse abitudini alimentari. La miglior (ri)educazione sarebbe quindi quella di riconciliarsi con le infinite sfumature di dolce offerte dai prodotti della terra.
Una prima mediazione può quindi essere rappresentata dal passaggio ai dolcificanti naturali, con l'eliminazione di zucchero bianco e di tutti i prodotti industriali in cui è presente in dosi elevatissime (merendine, biscotti, prodotti da forno confezionati ecc.).
LA MELASSA è uno sciroppo che non cristallizza. Ricco di saccarosio per il 50% e di altri zuccheri per il 25%. Contiene alcune vitamine, acido fosforico e potassio. La melassa è un sottoprodotto, determinato dalla lavorazione dello zucchero di canna o della barbabietola. La melassa di barbabietola è decisamente più dolce e ricca di saccarosio, benché sia meno calorica. 
IL SUCCO D’AGAVE si presenta nei negozi bio anche sotto il nome di 'miele d'agave'. Si tratta della linfa dell'agave, una pianta messicana. E' un dolcificante naturale ed è ricco di sali minerali ed oligominerali. L'alta presenza di fruttosio lo rende un dolcificante naturale usato in diverse cucine tradizionali. Lo sciroppo d'agave è un dolcificante completamente naturale con un impatto glicemico molto inferiore al saccarosio (il comune zucchero) ed al miele.
LO SCIROPPO D’ACERO contiene saccarosio, potassio, alcune vitamine di tipo B, calcio e dolcifica più dello zucchero raffinato. Si estrae dall'acero, una pianta che produce una linfa molto chiara e dolce. Ideale infatti per torte ed altri dolci. Privo di retrogusto è una valida alternativa allo zucchero nelle bevande. E' un dolcificante di antichissima origine ed uno dei pochi estratti direttamente da un albero. Diffuso sia nei negozi biologici che tradizionali come dolcificante naturale.
IL MALTO D’ORZO è tra i dolcificanti naturali più usati, si ricava dalla germinazione di cereali.
L'orzo è quello più usato perché più adatto a farne il malto. Si presenta come un composto molto viscoso e scuro. Dal gusto gradevole e dall'alto potere dolcificante. Col malto si può dolcificare il latte animale e vegetale, tisane e the. Può essere usato così com'è su fette biscottate e pane o essere disciolto nello yogurt. Contiene per il 60% maltosio, poi aminoacidi, proteine e minerali come potassio, sodio e magnesio. 
L'AMASAKE si ottiene dalla fermentazione del riso. E' una pasta beige dal sapore molto dolce e delicato. Ideale per gli sportivi, da consumarsi così com'è o in dolci e dessert. E' un dolcificante naturale che può essere sciolto in bevande calde o fredde. L'amasake può essere anche preparato direttamente a casa, partendo dalla lavorazione del riso.
LA STEVIA è una pianta largamente usata in Sud America come dolcificante naturale. Ha un'elevata presenza di saccarosio, può essere usata per comporre torte. Non si discioglie nei liquidi sotto forma di foglie, ma sul mercato è possibile reperire 'polvere di stevia' per dolcificare sostituendo lo zucchero.  
Le proprietà nutritive del MIELE sono conosciute dai più. Il miele è un ottimo sostitutivo dello zucchero, anzi è consigliato con tisane, the e camomilla.
Non è adatto alle torte, se non a fine cottura, perché in forno se cucinato perde il suo sapore dolce, diventando amarognolo. Al mattino nelle bevande o sul pane è un ottimo energetico naturale. Contiene maltosio, saccarosio, glucosio, fruttosio e destrosio, assimilati lentamente e metabolizzati in modo differente rispetto allo zucchero raffinato.
LO ZUCCHERO DI CANNA INTEGRALE contiene molto meno saccarosio dello zucchero raffinato (intorno al 99,9 %) ed allo zucchero di canna raffinato (99,2 %). Contiene infatti circa l' 80% di saccarosio, circa 7% di glucosio e 7% di fruttosio, alcuni sali minerali in quantità e vitamine. Ha un sapore dolce e forte, con un retrogusto piacevole di liquirizia. Si presenta non cristallino ma come una pasta dalla consistenza morbida ed umida. 



Linda Pizzuto






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Effetto serra e alimentazione vegana
03/04/2011

 
Il rapporto delle Nazioni Unite denuncia come il nostro stile di vita attuale sia inequivocabilmente una delle cause primarie di impatto ambientale, inquinamento, effetto serra e spreco di risorse. I prodotti animali causano danni maggiori di quelli dovuti alla produzione di materiali per l'edilizia, come sabbia e cemento, o di materiali come plastica e metallo. Le coltivazioni per i mangimi animali sono dannose quanto il consumo di combustibili fossili. Nel rapporto dell’ONU viene sottolineata l’irrimediabile inefficienza dell’allevamento di animali per produrre beni destinati all’alimentazione: per ottenere un kg di carne sono necessari mediamente ben 15 kg di vegetali coltivati appositamente. Il metabolismo animale è il limite: gli animali sono fabbriche di proteina alla rovescia che hanno bisogno di una grande quantità di mangime per produrre una quantità di "prodotto" (carne, pesce, latte, uova) estremamente inferiore e questo aspetto non può essere superato con nessuna "soluzione tecnologica".
Lo spreco di risorse che ne risulta è quindi enorme.
Basti pensare alla quantità di carne che quotidianamente viene immessa sul mercato: per ogni chilo, sufficiente a sfamare 5-6 persone, si impiegano 30mila litri di acqua e 16 chili di cereali che ne sfamerebbero 40-50 se consumati direttamente.
Per produrre soli 5 kg di carne bovina serve tanta acqua quanta ne consuma una famiglia media americana in un anno.
Se si prende in considerazione sia l’acqua utilizzata direttamente dal bestiame sia quella richiesta per la coltivazione dei cereali e del foraggio destinati alla sua alimentazione, la quantità  totale è impressionante: per 1 kg di manzo da allevamento intensivo servono 100.000 litri d'acqua (200.000 se l'allevamento è estensivo).
L’energia: la quantità  media di combustibile fossile necessaria a produrre 1 kcal di proteine dalla carne è di 25 kcal, vale a dire 11 volte tanto rispetto a quello necessario per la produzione di grano, che ammonta a 2,2 kcal circa. Il rapporto è di 57:1 per la carne di agnello, 40:1 per quella di manzo, 39:1 per le uova, 14:1 per il latte e la carne di maiale, 10:1 per il tacchino, 4:1 per il pollo.
Alla pratica dell’allevamento sono attribuiti inoltre l’inquinamento dell’aria e dell’acqua: è stato calcolato che negli USA le deiezioni - cioè gli escrementi – provenienti dagli allevamenti intensivi inquinano l'acqua più di tutte le altre fonti industriali raggruppate.
Un chilo di manzo corrisponde a 15/25 kg di CO2 immessa nell’atmosfera: una mucca che pascola produce biogas, cioè metano, così come producono gas i miscelatori del suo cibo e le strutture dell’allevamento. A questi si aggiungono le emissioni per la macellazione, il per il trasporto della carne alla macelleria e da lì ai ristoranti, ai supermercati, ai negozi. Per comprendere l’entità del contributo della “bistecca” al riscaldamento globale, due ricercatori americani hanno portato a termine nel 2008 uno studio finalizzato a calcolare i “chilometri-cibo”, ovvero dimostrare quanta strada dovremmo percorrere su un’auto per produrre lo stesso inquinamento del consumo di un cibo o dell’altro. Si scopre così che sostituendo, per un giorno solo, il pollo al manzo si risparmierebbero 1250 km-cibo , passando a una dieta vegetariana, sempre per un solo giorno, ben 1600 km-cibo per famiglia media. A quanto corrisponde in termini di CO2 risparmiata? Usando come parametro di calcolo un’auto con 1.3 di cilindrata, che percorre 20mila chilometri in un anno, stiamo parlando di circa 200 kg di CO2 risparmiata.
Secondo le statistiche della FAO, metà  dei cereali e il 90% della soia prodotti nel mondo sono usati come mangimi per animali. Il metodo di coltivazione attuale prevede l’impiego sistematico di fertilizzanti chimici sintetici e di pesticidi che sono, per la maggior parte, usati nelle monocolture per la produzione di mangimi animali. I raccolti in realtà  assorbono solo da un terzo alla metà  dell'azoto applicato al terreno come fertilizzante e le sostanze chimiche rimaste inutilizzate inquinano il suolo e l'acqua. È chiaro quindi che la responsabilità, per un tale smodato uso di sostanze chimiche, è da rintracciare proprio nell’esercizio dell'allevamento del bestiame. Se la terra fosse usata per produrre cibo per il consumo umano diretto, in maniera sostenibile, usando la coltivazione a rotazione, sarebbe necessaria una quantità  di sostanze chimiche di gran lunga inferiore.
Circa il 70% delle foreste tropicali vengono abbattute per far posto a pascoli per bovini. Dopo 5-6 anni l'area si desertifica e viene quindi abbattuta un'altra porzione di foresta per creare nuove aree di pascolo. Nel 2003 c'è stata una crescita del 40% della deforestazione nella foresta amazzonica brasiliana rispetto all'anno precedente. Con questo ritmo, la terra arabile pro capite disponibile nel mondo (destinata, cioè, alla coltivazione per l’alimentazione del singolo individuo) continua a decrescere costantemente.
 Nel 2009 la FAO ha calcolato che la produzione alimentare dovrebbe aumentare del 70% a livello globale entro il 2050 per poter far fronte all’impennata demografica. Il report delle Nazioni Unite ha confermato che, nonostante lo sviluppo tecnologico del settore agricolo, questo verrà sopraffatto dalla crescita di popolazione prevista.
“Si prevede che gli impatti dell'agricoltura aumentino in modo sostanziale a causa dell'aumento di popolazione e del conseguente aumento del consumo di alimenti animali. Differentemente dal combustibile fossile, è però difficile trovare alternative: la gente deve mangiare. Una riduzione sostanziale di questo impatto sarà possibile solamente attraverso un drastico cambiamento dell'alimentazione globale, scegliendo di non usare prodotti animali" .
 L’unica soluzione per la sopravvivenza del nostro pianeta è quindi l’adozione di una dieta vegetariana, o meglio vegana, poiché tutti gli allevamenti sono una minaccia per l’ambiente e provocano un enorme spreco di risorse, che si tratti di produrre carne e pesce o derivati come latte e uova.
La scelta vegetariana e vegana non nasce, quindi, solo dall’etica, non è un “lusso” riservato agli animalisti “incalliti”; la posta in gioco è molto più alta: il pianeta, la vita.
 
 



Linda Pizzuto






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I benefici della frutta
26/03/2011

La frutta e la verdura fresca possono darvi più energia, rafforzare il vostro sistema immunitario e aumentare il potenziale curativo del vostro corpo! 
Bere il succo fresco della frutta e della verdura è senza dubbio il modo migliore di ottenere integralmente questi benefici. Tutti i succhi di frutta e verdura aiutano a combattere determinate malattie.

Quindi e’ opportuno oltre a bere in abbondanza acqua pura,  bere soprattutto al di fuori dei pasti principali e bevande naturali, come i succhi di verdura e frutta e per ottenere questi succhi freschi e’ opportuno utilizzare delle apparecchiature dette: 
Centrifughe
Le centrifughe sono ideali per la preparazione istantanea di succhi di frutta freschi, succhi di verdura di qualsiasi tipo, anche di cocktail raffinati e naturali come quelli di frutta e di verdura fresca, i quali hanno un'importanza primordiale nella buona alimentazione e nella migliore nutrizione cellulare, per l'apporto di sostanze indispensabili quali minerali, vitamine ed enzimi.
Digiuno terapeutico 
1 giorno ogni 15 , a base di succo di pompelmo, succhi di limone e succhi di verdure miste, 15 ml di aceto di mela in un bicchiere di acqua.
Tutta la frutta è ricca di zuccheri semplici, sali minerali, fibra e vitamine, A e C in particolare. 
La vitamina A è abbondante nell’albicocca, nel melone, nel caco, sotto forma di “carotene”, sostanza che l’organismo trasforma in vitamina A. 
Gli agrumi, il kiwi, la fragola, sono i frutti più ricchi di vitamina C. 
Questa vitamina, se esposta alla luce, si degrada fino a perdere le sue proprietà nutritive; ricordatevi quindi di sbucciare o spremere questi frutti solo al momento del consumo. 
Nel preparare invece la frutta cotta, la buccia è meglio lasciarla anche in fase di cottura così da conservare maggiormente il contenuto vitaminico, anche se esso si disperde facilmente con la cottura.
Per mantenere viva la nostra buona salute, prepariamoci da noi medesimi i succhi di frutta, giochiamo con la fantasia dei colori, tutti in un frullatore e, per chi non si accontenta del dolce naturale della frutta, si può aggiungere semplicemente un po' di miele.
Sono quindi da sconsigliare succhi di frutta industriali e soft drinks, quelli bevuti soprattutto tra i pasti. Molto, molto meglio tanta buona acqua, soprattutto adesso nella stagione calda. 
Il consumo parallelo di succhi di frutta industriali, riduce fino ad annullare i benefici di una alimentazione sana, come  il consumo di frutta fresca e verdure; consumare giornalmente due o tre porzioni di frutta fresca riduce il rischio di diabete anche del 20 percento, quota che quasi si annulla se si fa uso contemporaneo di succhi di frutta industriali. Succhi crudi di frutta e verdure (casalinghi) preservano dalle malattie se assunti quotidianamente ed aiutano tutti i processi di guarigione da tutte le malattie.
Vivere di frutta...
Nelle zone a clima molto caldo, il consumo di forti quantità di frutta è essenziale per la salute dell'organismo: infatti la frutta, oltre ad essere dissetante, offre un notevole apporto di tutti i sali minerali che vengono dissipati con la traspirazione: inoltre la frutta è in grado di combattere efficacemente le infezioni intestinali e delle vie urinarie, tanto comuni nei paesi a clima più caldo. Alcuni frutti tropicali offrono poi un notevole apporto calorico e proteico, costituendo un alimento completo, venduto, nei paesi di origine, ad un prezzo estremamente basso. Molti di questi frutti sono ormai estremamente diffusi anche in Italia. È quindi bene conoscere le principali caratteristiche almeno dei più comuni:
l'ananas e la papaia contengono in forte quantità un enzima simile alla pepsina, che facilita la digestione delle proteine. Per questo in alcuni paesi è diffusa l'abitudine di mangiare l'ananas come contorno della carne;
l'avocado è un alimento quasi completo, ricco di grassi e di vitamina A e aumenta l'acidità delle urine, combattendo le infezioni urinarie;
la banana è molto nutriente, ricca di sali minerali e vitamine e povera di grassi. Le banane molto mature sono quelle che hanno il più alto valore nutritivo; essendo molto ricche di zuccheri, le banane però sono controindicate ai diabetici e agli obesi;
la noce di cocco è un alimento completo, ricco di grassi e proteine, proprietà lassative e diuretiche.
I succhi di frutta 
Una bevanda estremamente salutare è rappresentata dai succhi di frutta che, se ottenuti dalla frutta fresca, mantengono intatti tutti i sali minerali, le vitamine e le proprietà curative della frutta da cui derivano.
Succo di albicocca: contiene vitamine e minerali in abbondanza, quindi è particolarmente indicato nella convalescenza;
Succo di ananas: contiene un'enzima, la papaina, che facilita la digestione delle proteine. Ha anche proprietà diuretiche; 
Succo di arancia: ricco di vitamina C e quindi tonico;
Succo di ciliegia: è ricco di sali minerali, depurativo e diuretico;
Succo di fragola: facilita l'eliminazione dell'acido urico e lo scioglimento dei calcoli urinari;
Succo dl lampone: è rinfrescante, diuretico e sudorifero. Può essere consumato anche dai diabetici.
Succo di limone: è estremamente ricco di vitamina C, rinfrescante e tonico. Aiuta la digestione;
Succo di mandarino: contiene grandi quantità di bromo, quindi ha proprietà sedative, e di vitamina C;
Succo di mela: è depurativo e diuretico, favorisce la digestione;
Succo di mirtillo: cura infezioni intestinali come enteriti, coliti, diarree;
Succo di pesca: è diuretico e leggermente lassativo;
Succo di pera: depurativo, diuretico;
Succo di pompelmo: ricco di vitamina C, aiuta la digestione, le funzioni del fegato e della cistifellea;
Succo di prugna: è lassativo e disintossicante, inoltre stimola il sistema nervoso, è indicato in caso di affaticamento.
Succo di ribes: aiuta la digestione, è diuretico e depurativo;
Succo d'uva: ricco di vitamine e disintossicante, ha un notevole valore calorico.



Linda Pizzuto






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FAGLI UNA CAREZZA...
19/03/2011

E quando inerme e intriso di terrore 
l'animale sarà nelle tue mani, 
prima di togliergli il respiro, la luce, la vita, 
guarda l'innocenza nei suoi occhi, 
senti il caldo tepore del suo corpo, 
accarezza il suo manto villoso, 
le sue morbide piume, 
le sue squame lucenti; 
fa che almeno una sola volta 
abbia dall'uomo una carezza, 
poi reprimi in te ogni compassione, 
ogni senso di colpa 
e affonda la lama nelle sue viscere. 
Non badare alle sue grida, 
ignora le sue convulsioni, 
non t'infastidisca la vista del suo sangue, 
solo dagli il tempo di dire addio 
ai prati fecondi 
al cielo sublime 
al mare profondo 
e poi fallo a pezzi, cucinalo e mangialo, 
se ne hai il coraggio. 

Franco Libero Manco



Linda Pizzuto






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